ricerca


Per facilitare la lettura suddividiamo il testo in 5 sezioni:
00 / premessa
01 / libri tattili
02 / nostre esperienze
03 / primi tentativi
04 / ripartiamo dalla superficie
05 / ricerca definitiva


00 / premessa
Per una persona non vedente esistono libri di fiabe illustrate? Li ho mai visti?
Partendo da questa domanda ci chiediamo soprattutto cosa comporti essere non vedente. Una tesi, come percorso ed esperienza calandoci, per quanto sia possibile, in una realtà in cui le immagini visive si spengono ed entrano in gioco le mani. Mani che esplorano, mani che scoprono.
Un viaggio attraverso il tatto, senso del reale, per confrontarsi con quello della vista. Una ricerca che indaga i colori e le immagini. 

Ripartiamo da noi stesse, cercando di capire cos’è per noi al tatto una forma. Ne esploriamo i bordi, ne distinguiamo le superfici. Infine le abbiamo messe in relazione, fatte giocare in combinazioni capaci di sorprendere che componessero una storia, un racconto.
Da qui nasce un libro fatto dall’esperienza di chi lo legge. Un libro come il nostro percorso in continua evoluzione, sempre aperto. Narrazioni di carta in cui la tattilità ne è la protagonista.

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01 / libri tattili
Analizziamo i libri tattili di cui abbiamo fatto conoscenza. 
Cerchiamo di classificarli in alcune tipologie. 
Prima tipologia
libri didattici, capaci di far spiegare argomenti di vario tipo: dalle nozione di dentro e fuori, sopra e sotto, fino a contesti più complessi come le conformazioni geografiche o le costellazioni. Sono molto legati ad un aspetto tecnico e funzionale. 
Seconda tipologia
libri ludici, per il piacere di essere letti. Raccontano delle storie oppure insegnano in modo giocoso alcune semplici operazioni come allacciarsi le scarpe o abbottonarsi la giacca. Le illustrazioni sono composte dai materiali più svariati: stoffa, carta, gomma, piume, sassi ecc... Molto presente il velcro per rendere mobili alcune parti del libro. Il montaggio e il confezionamento vengono effettuati manualmente.  
Terza tipologia
potremmo chiamarli, libri “a 360°”, oggetti di design. Libri apprezzabili senza vincoli di età. Spesso concettuali, che riportano alla riflessione, capaci di far fare esperienza a più livelli. Curati a livello visivo e tattile. 


Tecniche di stampa a rilievo
Gauffrage
È un sistema che consiste nell’imprimere figure in rilievo su fogli di cartoncino inumidito, modellandoli su di una matrice in altorilievo mediante la pressione del torchio.
Termoformatura
Consente di realizzare tavole illustrate con un rilievo che può andare da pochi millimetri a parecchi centimetri, tramite la fusione di un foglio di plastica su una matrice. Si possono riprodurre con precisione forme e diversità di texture.
Minolta
Una carta termosensibile viene gonfiata, grazie ad un fusore a raggi infrarossi, in corrispondenza delle linee di un disegno in nero, dando luogo a rilievi omogenei dello spessore di circa 1 mm. Adatto per la riproduzione di schemi in ambito geometrico o topografico più che la realizzazione di immagini figurative. 
Serigrafia
La serigrafia a rilievo viene usata sia per la riproduzione del codice Braille che per la riproduzione di figure.

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02 / nostre esperienze
Un primo passo, 1 e 2 ottobre 2007
Partiamo dalle esperienze. Non sapevamo cosa cercare, ne da dove iniziare. 
Partire da noi stesse ci è sembrata la scelta migliore. A turno, per tre ore di fila, 
ci siamo bendate. 


Ecco alcune nostre suggestioni
Sara
“Chiudo gli occhi. Cerco di orientarmi e di capire la mia direzione rispetto allo spazio. Il camminare diventa lento ed incerto. Le distanze sembrano molto più estese del solito. Parlare con altre persone è strano: non ho conferme nei loro volti rispetto a quello che sto dicendo, non so se sorridono, se mi guardano. Nella mente creo una immagine della persona che ho di fronte, la ripesco dai miei ricordi. Do molta attenzione alle cose che tocco. Le sposto con cautela ed ordine, per trovarle poi con maggior facilità. I tempi cambiano, si dilungano, tutto lentamente.”.


Serena
“Sara posa sul tavolo della farina del sale e dell’acqua. Proviamo a costruire delle forme semplici, mi dice, un quadrato e l’immagine di una mela, con la sua foglia. Inizio ad impastare, fastidiosa la sensazione di un materiale appiccicoso sulle mani, nell’amalgamare gli ingredienti ho la sensazione di qualcosa che sfugge al mio controllo. Umida ed ingestibile. Mi rassicura poi riunire il tutto, comporre un composto compatto. Forme elementari, ma senza i consueti riferimenti, come fare? Le mani cercano di misurare, calcolare delle approssimate proporzioni. Le dita diventano dei righelli per tracciare i lati del quadrato. Il palmo, la base di partenza per la mela. Picciolo e foglia sono di dimensioni sproporzionalmente grandi... più piccoli si sarebbero percepiti?  Immagino Sara seguire i miei goffi movimenti, quei piccoli traguardi, toccati con mano.”.


Visita alla mostra “Dialogo nel buio”, Milano www.dialogonelbuio.org
I visitatori della mostra, a gruppi di otto compiono un viaggio nel buio. Una esperienza di sensazioni e percezioni della durata di 75 minuti. All’interno di un circuito da percorrere sono stati ricreati degli spazi di vita quotidiana: una strada, una stanza, un giardino... Una guida non vedente conduce il visitatore attraverso i diversi ambienti.


"Interessante la condivisione dell’esperienza con altre persone sconosciute, di cui dovevi fidarti involontariamente. Infatti, al buio, era molto forte il desiderio di percepire l’altro vicino a te, per non sentirti perso ed avere conferma della direzione presa. Nell’ambiente ricreato, stare ad occhi aperti o chiusi era la stessa cosa, questo fa sentire impotenti rispetto alla realtà in cui si è inseriti. La percezione delle cose toccate era molto sfalsata, tutto sembrava più grande, con difficoltà a capire la totalità dell’oggetto di cui se ne comprendevano solo alcune piccole parti. I suoni apparivano amplificati e gli odori svolgevano un ruolo importante per il riconoscimento degli oggetti.".

Queste sono le nostre esperienze, di vedenti, a occhi chiusi.

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03 / primi tentativi
“Epidermide” della carta
La carta come punto di partenza, come superficie tattile da incidere, piegare, bucare, stropicciare... per scoprire quante potenzialità avesse questo materiale.
Riportiamo di seguito alcuni tra gli esempi più significativi:











         














Alcune idee per una storia
I punti chiave su cui ci siamo basate sono la semplicità del racconto ed il legame con fatti ed avvenimenti quotidiani, di cui se ne può fare esperienza.


Racconti che si basano sulla crescita ed evoluzione. 
Seme e crescita 
Un piccolo seme, piantato nella terra, pian piano, pagina per pagina, spunta e cresce incontrando la pioggia, la grandine, la neve... o anche qualche insetto che può mangiargli un pezzo di foglia. L’avventura si conclude con l’arrivo del sole.


Sasso-perla
Dalla montagna un pezzettino di roccia ruvida e spigolosa cade nel torrente. Da qui rotola in un lago, poi in un fiume e infine nel mare. Durante questo percorso la forma del sasso si smussa, diventando sempre più tondeggiante e piccola. Una volta arrivato nel mare, entra in una conchiglia, diventando una piccola perla.


Goccia di mare e goccia di fiume
Due gocce, una salata ed una di fiume si incontrano. “Com’è essere una goccia di mare?” chiede la goccia d’acqua dolce. La goccia salata cede un suo pezzettino alla nuova compagna... si toccano e si mescolano i due contenuti, prendendo ciascuna un poco dell’altra. Poi la goccia di mare chiede com’è essere una goccia dolce. La sua compagna le spiega che, per scoprirlo, devono abbandonare la loro parte pesante. Salgono su di uno scoglio e il sole fa evaporare l’acqua, lasciando due mucchietti di sale sul masso. Ricadranno poi, come pioggia in un fiume.






Uno spunto di...
Silvana Sola, 11 Ottobre 2007, Bologna www.gianninostoppani.it
Silvana Sola, laureata in pedagogia. Si occupa da oltre vent’anni di letteratura per ragazzi ed iconografia. Fondatrice, con quattro socie, della Libreria per Ragazzi Giannino Stoppani di Bologna, dell’omonima casa editrice e del Centro Studi/Accademia Drosselmeier. Promuove percorsi sui contenuti dell’editoria per ragazzi, sull’arte, illustrazione e fotografia.
Consiglio
“Perché non pensare ad un libro dove non sia essenziale il testo, in cui la superficie tattile diventa protagonista?”


Nostre considerazioni
Le precedenti storie sono estremamente vincolate al testo e le rappresentazioni legate al visivo, come poter lavorare maggiormente sulla tattilità? Iniziamo un altro percorso.

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04 / ricominciamo dalla superficie
Alcune riflessioni, libri illustrati e libri tattili
Esaminiamo i punti chiave dei libri illustrati per vedenti.
In ordine d’importanza troviamo:
1° colore
2° forma
3° superficie del supporto (nella maggior parte dei casi non ha caratteristiche particolari, è liscia).
Proviamo a ribaltare questa scala, ponendo come punto principale la superficie.

Superficie
Sceglieremo delle trame differenti una dall’altra, per distinguere al tatto 
i due personaggi e le loro personalità. Lo sfondo sarà liscio e neutro. Il primo personaggio avrà una superficie ruvida con texture a grana casuale,il secondo, invece, sarà distinto da una superficie a righe regolari (cartone ondulato).


Forma
La forma varierà seguendo il filo del racconto ma senza essere eccessivamente descrittiva. Ci siamo quindi poste il problema di come creare delle forme naturali e non figurative. La scelta è stata quella di aiutarci con dei cordini di diverse misure, capaci di assumere forme diverse.


Bordo
Il bordo esterno delle forme non resterà lineare e geometrico ma bensì sarà irregolare e variabile. Studiamo quindi le forme presenti in natura, come ad esempio il bordo frastagliato di una foglia o il frammento di una corteccia.

Storia 
Rigadritto e Cuorruvido
Un giorno il Signor Rigadritto e il Signor Rigadritto (due personaggi dalle superfici opposte) si incontrano per caso, si spaventano reciprocamente della loro diversità e scapparono a nascondersi. Ma ognuno dei due desiderava lo spazio dell’altro ed è così che iniziano a litigare: “Questo è il mio spazio!” esclamarono entrambi. E in men che non si dica si gettarono uno contro l’altro fino a quando Cuorruvido passò sulle righe del signor  e sentendo una fragorosa risata. “Che solletico!” disse divertito Rigadritto. Il signor Cuorruvido udendo questo suono si sentì sciogliere il cuore, da quanto tempo non sentiva ridere qualcuno! Ed ecco, ciò che sembrava diverso e non conosciuto diventa ora piacevole ed allegro. Nasce così una nuova amicizia allo stesso tempo ruvida e tutta rigata.
Riportiamo di seguito alcuni tra gli esempi più significativi:





















Uno spunto di...
Katsumi Komagata, 21 ottobre 2007, Roma www.one-stroke.co.jp
Nato nel 1953 in Giappone. Dopo aver lavorato per il Nippon Design Center, parte per gli Stati Uniti dove lavora negli ateliers della PGM a Los Angeles e CBS a New York. A quel periodo risale la sua passione per i libri per l’infanzia, suscitata dall’incontro con Bruno Munari e Leo Lionni. Nel 1981 riceve la medaglia d’argento del Club dei direttori artistici di New York.
Nel 1986 ritorna a Tokyo dove apre una propria agenzia. Nel 1990 pubblica
i primi libri per bambini.
Consigli
- storia troppo complessa
- rendere più chiare le sensazioni che vogliamo esprimere
- i materiali sono troppo opposti, cercare di rendere più omogeneo il tutto
- la forma varia toppo spesso senza capirne il motivo
- dare al lettore una sorpresa tattile


Leggono il libro
Gaia e Greta, due bambine di 5 e 6 anni, 29 ottobre 2007 Spilimbergo
Dopo una visibile curiosità iniziale, iniziano già i primi dubbi e perplessità. L’attenzione cala, il libro e la storia non sono capaci di tenerle attratte a se. Le domande più frequenti sono: chi è il personaggio, perché non ci sono i colori? Apprezzano maggiormente una superficie rigata, forse perché più visibile Amano le sorprese. Non toccano le superfici se non dopo una specifica richiesta. Chiuso il libro non l’hanno riaperto.


Nostre considerazioni
Il libro è troppo concettuale e complesso. Pensare di poter percepire dei personaggi solo con l’utilizzo della stessa superficie slegata dalla forma è ambizioso, sembrano dei personaggi sempre diversi. Ci siamo rese conto che, effettivamente, la storia è complicata ed ironica. Per rendere il lettore maggiormente coinvolto vorremmo inoltre creare delle sorprese tattili. 

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05 / ricerca definitiva
Creare una sorpresa tattile
Ricominciamo dalla carta.
Ma come poter creare sorpresa attraverso il tatto?
Tagliamo dei fogli e ne pieghiamo alcune parti. Questi lembi se spostati
creano dei giochi di forma: un triangolo e poi subito un cerchio.
Quante forme si possono creare? Spazi pieni, spazi vuoti che si allargano
e si stringono stupendoci visibilmente e tattilmente.
Chiudiamo gli occhi e ripercorriamo gli stessi giochi da noi costruiti.
Ne abbiamo fatti molti, visivamente ce li ricordiamo, ma ora ad occhi chiusi fatichiamo a distinguerli. Il rettangolo stretto che, con un piccolo spostamento diventa più largo ora non hanno relazione, sono due figure separate. Due diverse forme da decifrare. Non ci danno stupore al tatto, e rimaniamo deluse dalla sorpresa che gli occhi, prima, ci avevano dato.




















Ripartiamo di nuovo. Forse con una nuova coscienza. Abbiamo capito che per andare avanti dobbiamo veramente procedere ad occhi chiusi, toccare e fare esperienza volta per volta. Forse l’occhio, finora, ci ha ingannato.


Dopo vari tentativi abbiamo capito che trovavamo interessanti
- seguire dei percorsi
- scoprire che degli spazi si modificano, diventando grandi o piccoli, pochi o tanti
- oggetti simmetrici, danno sicurezza
- strutture apribili dove al loro interno si nasconde qualcosa





















Scriviamo la storia

Caratteristiche del racconto

Decidiamo di partire da noi stesse, indagando l’esperienza dell’amicizia. L’amicizia non è un rapporto lineare ma si sviluppa con alti e bassi, momenti di pace e lite. Vogliamo trasmettere un sentimento che non ha una fine, ma evolve e muta con le esperienze fatte nel tempo.


Il racconto si suddividerà in cinque fasi
- presentazione personaggi
- amicizia/gioco
- rottura/crisi
- solitudine
- riappacificazione/crescita

I testi saranno minimali, prendendo spunto dalla struttura dei film muti, appariranno solo in momenti chiave. Lo scopo delle illustrazioni, sarà quello di descrivere il racconto e stupire chi tocca con elementi di gioco e sorpresa.


Storia
Qui sotto si nasconde una storia, la storia di un’amicizia.
Ma per viverla bisogna essere almeno in due.
Ai due amici un giorno venne dato un oggetto.
Si ruppe l’oggetto e così anche la loro amicizia.
Ma ogni storia, porta con sé, infinite possibilità.


Studi sulla forma
Deformare una forma
Fino a che punto una forma, ad esempio un cerchio può mantenere inalterate le sue caratteristiche peculiari se deformata? 
Partiamo da una forma semplice e geometrica, costruiamo ritagliando da un cartoncino delle varianti che avranno gradualmente la silhouette esterna sempre più mossa.


























Nostre considerazioni
- le variazioni minime non disturbano la percezione
- una linea di contorno più ondulata distoglie l’attenzione dalla struttura complessiva, ci si concentra maggiormente sul percorso che compie il dito
- le rientranze incuriosiscono


Geometrica o astratta
Abbiamo cercato di capire la differenza che può esserci tra una forma geometrica ed una astratta.


Nostre considerazioni
- le forme geometriche sono molto semplici e più percepibili
- la simmetria aiuta l’esplorazione, poiché questa avviene contemporaneamente con entrambe le mani
- per la forma, una base sempre uguale aiuta l’orientamento e la percezione rispetto allo spazio
- arrotondare gli spigoli se non c’è bisogno di trasmettere una sensazione negativa
- una rientranza all’interno di una forma prestabilita crea percorsi ben percepibili


Forma rispetto alla storia
I protagonisti della nostra storia sono due amici.
Da questo punto nasce l’esigenza di creare due forme uguali ma con dei particolari che le distinguano. Simili ma non opposti. Ognuno con il proprio modo di essere che lo differenzia dall’altro, ma con un legame, quello dell’amicizia. Un’esperienza percorsa insieme, per mano, due strade vicine e parallele.


Come distinguere due forme
Primo tentativo
Mantenendo stabile una stessa forma rendiamo caratterizzanti i bordi. Seguendo la linea di contorno abbiamo creato delle leggere increspature più o meno accentuate. Tra queste individuiamo una possibile coppia. 


























Nostre considerazioni
Al tatto le forme devono essere ben distinguibili e riconoscibili in modo immediato. Bordi diversi, però, creano troppa opposizione nella personalità, facendo si che uno sembri più cattivo dell’altro. In un’amicizia la ragione ed il torto non sono mai di un’unica persona, così, escludiamo questa ipotesi.


Secondo tentativo
Inseriamo all’interno della forma un pallino (non superiore agli 8 mm) con caratteristiche materiche differenti. 
















Dopo aver provato con i particolari a rilievo, sperimentiamo le sensazioni che ci può dare un foro.
Per semplicità decidiamo di utilizzare solo la carta come materiale.
Le due forme saranno distinguibili attraverso un tondino di carta a rialzo e l’altra attraverso un foro della medesima dimensione.


















Nostre considerazioni
L’elemento che si trova all’interno, è percepito solo dopo aver compreso il bordo esterno (l’intera forma). Il particolare viene scambiato con il personaggio e la forma ne diventa un semplice supporto; questo crea fraintendimento.


Soluzione
Per distinguere i due personaggi mettiamo un segno di riconoscimento, una rientranza sul bordo stesso della forma. Questa soluzione permette una lettura immediata, l’esplorazione tattile di una forma parte dal bordo esterno fino all’interno. Un foro rispetto ad una forma che esce è di più immediata comprensione; il dito ne scivola dentro e la percezione avviene tutta intorno.
La scelta del foro è di usare una forma tonda ed una quadrata, poiché ben distinguibili, una rientranza triangolare risulta disagevole in quanto il dito non riesce a percepire lo spazio in prossimità del vertice.


































Base della forma
Partiamo con il definire la parte inferiore della forma, cioè la sua linea di base. 
Le tipologie sono:
- linea orizzontale
- linea concava
- linea convessa o a punta
Su queste linee saranno poi integrati i particolari distintivi (rientranze a forma di quadrato e cerchio).





Nostre considerazioni
La linea orizzontale è molto semplice e ben percepibile, e la rientranza distinguibile con facilità. 
Una base concava crea confusione nel riconoscimento delle rientranze che non si distaccano con efficacia dal bordo. Una base leggermente convessa è ben percepibile e la rientranza riconoscibile.
Una base fortemente convessa o a punta, crea perplessità nell’individuare con immediatezza il particolare distintivo, quest’ultimo si confonde con l’andamento del bordo.


Evoluzione della base
Lo sviluppo del resto della forma verso l’alto potrà essere:
- verticale
- a imbuto
- a triangolo
L’andamento verticale delle due rette che partono dalla base creano una forma ben riconoscibile, stabile, ma scontata e banale. Una disposizione ad imbuto proietta i lati verso l’esterno, facendo comprendere con minore chiarezza lo spazio interno della forma. Una forma triangolare è interessante e facile da comprendere per la sua simmetria. Le rette di un triangolo si chiudono nel suo vertice, quindi le mani, esplorando la forma, si congiungono in una direzione comune facendomi comprendere con immediatezza lo spazio nel mezzo.






Forme definitive
Siamo orientate, per una sua semplicità, verso una forma triangolare, dalla base orizzontale. Percorrendo i bordi, ci siamo rese conto che, il dito non scorre con facilità nella rientranza del particolare, non per un problema di dimensione o forma, ma dovuto al suo orientamento. Incliniamo quindi i particolari per agevolare l’esplorazione.


Caratteristiche
Le forme, dall’uguale silhouette, saranno distinguibili grazie al materiale e alle due rientranze (quadrata e tondeggiante).
I personaggi si potranno distinguere inoltre dalla loro grana: due materiali ruvidi, ben percepibili e distinguibili al tatto, ma non opposti: la granulosità dovrà richiamare una superficie naturale ed organica.
L’oggetto, presente nella storia avrà una carta molto diversa, liscia e sterile al tatto. Tutti gli spigoli saranno leggermente smussati per rendere l’esplorazione continua e non frastagliata.






Come disporre le forme nel foglio
Per una semplicità di lettura preferiamo non disporre le forme in modo che facciano:
- sovrapporre le mani
- inclinare troppo le mani verso l’esterno, specialmente quando la forma è nella parte inferiore della pagina, più vicina a noi.






Troviamo interessante
- la presenza di una linea di base virtuale su cui poggino le forme.
- quando c’è una relazione di direzione fra le due forme; per esempio
nel caso in cui una si orienti verso il vertice dell’altra.
Non c’è alcuna difficoltà se le forme sono disposte ad altezze diverse nella pagina.






Il colore, un punto di riflessione
Il colore è un linguaggio strettamente legato al visivo e fortemente emozionale. 
Ogni oggetto, ogni cosa, ha un colore. 
Il bianco è ritenuto nella nostra società un non colore, anche se ne ha tutte le caratteristiche per esserlo. È un luogo comune, duro a morire. Per i nostri antenati, invece, il bianco era ritenuto un vero colore, uno dei tre basilari insieme al rosso ed al nero. Nel sistema antico si definiva incolore tutto ciò che non conteneva pigmento. In pittura si trattava quindi della tinta del supporto prima di essere trattato. Con la fabbricazione della carta, che diventerà supporto per i testi, la stampa mise sullo stesso piano l’incolore ed il bianco.
Questa condizione è diventata di uso comune nel nostro linguaggio.
Si sentono spesso dire espressioni come: “pagina bianca” (priva di testo), “voce bianca” (senza timbro), “notte bianca” (senza sonno).
Il bianco è dunque associato all’assenza.
La nostra domanda è: possiamo dunque astenerci dal colore?
Non ci è consentito svincolarci da esso. Un colore c’è sempre. E se è così, quale fra tutti scegliere, e perché?
Una domanda a cui è difficile trovare soluzione.
Sceglieremo dunque un colore che permetta di essere modificato: il colore bianco, per noi “camaleontico” capace di ricoprirsi del colore scelto dal lettore. Su questo punto si sono sollevate molte critiche.
Precisando che le forme risultano perfettamente distinguibili attraverso l’uso del tatto, le domande sono: “Non è una scelta azzardata usare solo il colore bianco? Non sottolinea, forse, il fatto che agli occhi del genitore il proprio figlio non abbia la possibilità di vedere i colori?”. E ancora: “Perché non rendere visibile il libro anche ad un bambino ipovedente usando un contrasto di colore molto forte? Ad esempio giallo e blu.”.
Ma dare un colore ai personaggi significherebbe donare loro una personalità?
Infatti il colore è un fattore culturale, strettamente legato alle nostre esperienze, quale scelta fare?
Il bianco, come spiegato precedentemente, permetterebbe infinite possibilità.
Donare allo sfondo un colore, sempre uguale, darebbe contrasto ai due personaggi, lasciati bianchi per poterli personalizzare, rendendone più visibile la collocazione. Si otterrebbe così un libro meno “freddo”.
La percezione del mondo per un non vedente avviene principalmente attraverso l’uso del tatto. Un ipovedente mantiene sia il canale tattile che visivo, anche se il residuo è molto basso. La persona vedente può scegliere se toccare o meno.
La domanda, a questo punto è: perché negare, e togliere ad un ipovedente la possibilità anche se minima di vedere?
La risposta, è la nostra scelta di inserire un colore, scuro, capace di dare contrasto con le forme. Lasciamo aperta la domanda.

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